Politica

Ma questa è ancora un’isola felice

Le ricerche parlano chiaro: sette lavoratori su dieci non cambierebbero mai posto di lavoro, e considera il proprio stipendio in linea con quelli del settore privato.

di Redazione

Professor Borzaga, dalle ricerche effettuate dal suo Istituto studi sviluppo aziende nonprofit dell?università di Trento emerge una forte soddisfazione in chi lavora nella cooperazione sociale. Come si spiega allora lo sciopero?

Carlo Borzaga: Le nostre due ricerche, la prima del 1998 sui lavoratori dei servizi sociali e la seconda del 2007 su un campione più rappresentativo di soli lavoratori delle cooperative sociali, confermano un livello di soddisfazione elevato e costante. Non solo: quando, come nella prima ricerca, si è comparata la soddisfazione dei lavoratori delle cooperative sociali con quelli pubblici, il livello di soddisfazione di questi ultimi è risultato leggermente inferiore. Un dato confermato dal livello di fedeltà dei lavoratori: nel 1998 avevano dichiarato di voler restare il più a lungo possibile il 47% dei lavoratori delle coop sociali contro il 36,5% dei lavoratori pubblici; nel 2007, e questa è stata una sorpresa anche per me, ha dichiarato di voler restare il 77,3% degli intervistati, cui si aggiunge un 11,6% che vuole restare perché pensa di non avere alternative.

Vita: Ma allora qual è il problema?
Borzaga: Il problema è che il sindacato si è sempre rifiutato di accettare questo stato di cose e quindi utilizza modalità di pressione, come lo sciopero, tipiche di situazioni diverse da quelle delle cooperative in generale e delle coop sociali in particolare, dove spesso il lavoratore è anche proprietario e si sente partecipe della gestione. Ciò spiega anche la bassa partecipazione.

Vita: Non esiste una grave questione salariale nella cooperazione sociale?
Borzaga: Direi di no, e comunque non la definirei grave. È nel Paese che esiste una questione salariale, che interessa molti settori. Anzi, sempre secondo le mie ricerche, negli ultimi dieci anni le retribuzioni medie nelle cooperative sociali sono aumentate in termini reali di circa il 10% contro una sostanziale stazionarietà delle retribuzioni nel privato. Lo confermano gli stessi lavoratori, che giudicano i loro stipendi equi se confrontati con quelli di amici e colleghi di altre organizzazioni.

Vita: Il sindacato che ha presentato la piattaforma alle centrali cooperative è quello del pubblico impiego. Non è un?anomalia?
Borzaga: Certo, e piuttosto evidente. È difficile capire perché nonostante i lavoratori delle cooperative sociali siano più di 250mila e il loro contratto sia utilizzato anche da associazioni e fondazioni che erogano servizi sociali, il sindacato, e in particolare la Cgil, non abbia ancora individuato al suo interno un interlocutore specifico per questo settore. Stupisce soprattutto che sia ancora la funzione pubblica a gestire la trattativa, visto che le coop sociali sono imprese private a tutti gli effetti. È come se le imprese edili che gestiscono appalti pubblici dovesse trattare con la funzione pubblica.

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